Grazie alla collaborazione scientifica tra la Fondazione Memmo e il British Museum di Londra viene presentata a Roma nella prestigiosa sede di Palazzo Ruspoli, una mostra tra le più importanti e rappresentative mai realizzate sui ritratti di mummia egiziani di epoca romana, meglio conosciuti con il nome di ritratti del Fayum.
Circa duecento volti che ritraggono uomini, donne e bambini eseguiti con vari metodi pittorici e su diversi supporti, sono stati inseriti nei loro contesti archeologici e storici, per rendere chiaro e comprensibile un periodo della storia egiziana, che risulta ai più ignoto. In mostra sono esposti inoltre i corredi provenienti dalle tombe, ad esempio gioielli ed abiti simili a quelli indossati dai personaggi ritratti, e poi sculture e papiri che si riferiscono al rituale funebre e che forniscono valide informazioni sulla vita quotidiana del tempo.
All’inizio del XVII secolo, un viaggiatore italiano, Pietro della Valle, visitando l’Egitto trovò a Saqquara, un sito nelle vicinanze del Cairo, le prime mummie con ritratto dipinto anche se le più grandi scoperte avvennero solo due secoli più tardi. In primo momento i ritratti e le mummie vennero considerati per pura curiosità e solo alla fine del XIX secolo, con Sir Flinders Petrie, scavi estesi e scientifici permisero di studiare le tavole come documenti storici.
Gli uomini e le donne che abitavano l’Egitto durante l’epoca romana, appartenevano a diverse etnie, credevano fermamente nei culti tradizionali e in una vita nell’aldilà. Essi diedero grande importanza a questa tecnica sepolcrale perché attraverso i ritratti potevano esprimere il proprio status sociale e mantenere vivi, attraverso quest’arte, i contatti con il mondo occidentale, in particolare greco e romano.
Le immagini così come appaiono rivelano una completa adesione alla moda romana, negli abiti, nelle acconciature e nell’uso dei gioielli, confermando che i personaggi ritratti, pur essendo distanti e separati da Roma, si consideravano cittadini dell’Impero Romano.
Essi erano probabilmente membri di un élite locale che discendeva dai soldati che avevano combattuto al fianco di Alessandro Magno e dei Tolomei in Egitto. I veterani, a cui erano state concesse terre lontane dalla madre patria, si erano integrati perfettamente nel tessuto sociale, sposando donne ed adottando costumi indigeni.
Alla fine del III secolo d.C., i culti tradizionali egiziani, legati ad una concezione di vita ultraterrena, vennero definitivamente abbandonati in quanto si era ormai diffusa la religione Cristiana.
Molti dei pannelli più noti sono stati ritrovati durante scavi archeologici nell’oasi del Fayum, da qui il nome con cui le tavole sono universalmente note, ma numerose tombe furono scoperte lontano dalla Valle del Nilo, alcuni ritratti sono stati ritrovati a Tebe, altri a Saqquara e sulla costa del Mediterraneo.
I ritratti provenienti dall’Egitto romano furono, sin dal momento delle prime apparizioni una vera e propria rivelazione sia per gli studiosi che per il pubblico. I volti dipinti sulle tavole e sui sudari o modellati sulle maschere, rappresentavano uomini, donne e bambini in maniera nitida e vivace.
Le sabbie dell’Egitto hanno conservato questo tesoro nascosto composto da centinaia di immagini che, tra il I ed il III secolo d.C., vennero dipinte per ricordare e commemorare i defunti e che, a tutt’oggi, costituiscono il solo corpus di pitture a colori provenienti dall’antichità classica.
Molti dei reperti sono di eccezionale qualità artistica e riflettono una gamma eterogenea di tecniche e stili, spesso strettamente legati alle singole comunità da cui provenivano i committenti. Le tavole, le maschere, i ritratti su lino, i cartonnages coprivano il viso e, a volte, l’intero corpo. Alcuni ritratti particolarmente realistici sono stati confrontati con delle immagini prodotte grazie all’uso della Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) sulle mummie: le somiglianze sono risultate sorprendenti. Grazie a questa tecnica si è anche stabilito, in alcuni casi, la causa di morte e l’età media che, in quest’epoca, era intorno ai 35 anni. La TAC ha anche permesso di realizzare elaborate ricostruzioni tridimensionali dei volti che avvicinano in modo suggestivo gli uomini e le donne del passato ai visitatori di oggi.